lunedì 14 gennaio 2013

In conclusione...


Il bicchiere, in quanto strumento essenziale dell'alimentazione, ha origini molto antiche. Come i pellegrini di Santiago De Compostela sfruttano la capasanta per abbeverarsi durante il cammino, è presumibile che l'uomo abbia sfruttato ciò che poteva trovare in natura, come appunto le conchiglie, per portare l'acqua alla bocca. Il recipiente artificiale arriva con la capacità di fare della terra materia solida, ossia con le terrecotte, produzioni tanto importanti in alcune civiltà preistoriche da dare il nome alla civiltà stessa, come accade per la cultura del vaso campaniforme diffusa un po' in tutta Italia, dalla Sicilia alla pianura padana.
L'esigenza di bere dal bicchiere potrebbe aver avuto una svolta, questo sono mie supposizioni, nulla di accertato, con l'invenzione della bevanda: la creazione di un qualcosa da bere implica appositi strumenti per creare la miscela e strumenti per conservarli. Fra i tanti strumenti per preparazione e trasporto ricordiamo la celebre anfora, o il cratere, un vaso per mescolare vino (anticamente molto più alcolico) ed acqua, ma per usufruire dei prelibati liquidi v'era necessità d'uno strumento, il bicchiere.
Il simposio, il banchetto raffigurati su numerosi vasi a figure nere e rosse sviluppatosi a partire dalla Grecia Arcaica, ci fornisce un'idea di come si bevesse all'epoca.

Il bicchiere era dunque una coppa, ceramica o metallica, spesso decorata con scene appunto di banchetti.
Con i romani la tecnica del vetro, già conosciuto da circa mille anni, si affina, portando alla lavorazione per soffiaggio, intorno al primo secolo a.C. Tutta questa premessa è essenziale per capire l'etimologia del bicchiere, non tanto in italiano quanto in tutte le altre lingue. Il vetro, grazie al soffiaggio, divenne alla portata di tutti e il bicchiere divenne il tipico prodotto vitreo, tant'è che in francese (verre), inglese (glass), spagnolo (vidrio), portoghese (vidro) vetro è sinonimo di bicchiere

Il bicchiere, è facilmente intuibile, è stato a lungo un oggetto dalla grande importanza simbolica, sia per la celebrazione di riti religiosi sia per i riti profani. Veder sollevare un calice di vino al cielo durante la messa è probabilmente uno dei riti più antichi legati al bicchiere, che trova simili nelle tradizioni celtiche, ebraiche, romane... Ancor oggi troviamo questa usanza declinata in funzioni non religiose, sia nel brindisi che nella premiazione sportiva, dove il vincitore leva al cielo la coppa.
Altre tradizioni si legano al bicchiere, come la rottura del bicchiere al termine della funzione matrimoniale ebraica, o nella cultura popolare sarda, dove per curare un malato si raccomandava di fare strani intrugli di acqua santa, sale e vino nel bicchiere per poi lanciarsi il contenuto alle spalle.

Il simbolismo del bicchiere si ritrova anche nelle arti, tant'è che spesso diviene elemento narrativo di diversi dipinti. Emblematico è in questo caso l'opera di Vermeer , dove il bicchiere appare numerose volte nel totale molto basso di opere da lui realizzate. Ne “Ragazza con bicchiere di vino” il bicchiere è sollevato verso il giovane avventore, con il chiaro significato ammiccante, ne “Il bicchiere di vino” invece il rampollo non riesce a catturare l'attenzione della giovane, che, come la ragazza con il bicchiere d'acqua di “La colazione dei canottieri” di Renoir resa famosa da “Il favoloso mondo di Amélie” di Jean-Pierre Jeunet, si isola dal mondo portando il bicchiere alla bocca.

Molte altre persone nel diciannovesimo secolo si sono isolate portando bicchieri alla bocca: è questo il caso dei poeti maledetti, nei quali si può riconoscere un'intera generazione dedita all'alcolismo. Ciò che scorreva nei bicchieri a fine dell'ottocento era uno spirito verde, che grazie anche alla decimazione dei vigneti da parte della filossera, stava diventando sempre più diffuso: era l'assenzio. L'assenzio divenne presto un male sociale, il disagio creato è ben visibile in “Assenzio” di Degas, tanto da essere bandito più o meno ovunque, la proibizione in Svizzera, paese dove nacque, divenne persino parte della costituzione.

Il bicchiere nell'ottocento è comunque in parte ancora legato alle celebrazioni legate al simposio, come si evince dal valzer “Libiam ne' lieti calici” che Verdi scrisse per la sua “Traviata” del 1853.

Se il bicchiere ha tante storie alle spalle, rimane comunque sempre uno strumento. L'uomo lo ha tuttavia declinato in numerose forme, legate al suo contenuto. Se il bicchiere d'acqua non richiede forme particolari, per altri bicchieri sono indispensabili. Si pensi al boccale, di origine tedesca. Il boccale è un bicchiere dalla grande capacità volumetrica, che si traduce direttamente in peso, non c'è da stupirsi dunque se è dotato di un pratico manico per agevolare la presa che, altrimenti, sarebbe difficile sia per il peso che per il diametro del boccale. Il peso e la pressione implicano anche l'utilizzo di materiali più resistenti, tant'è che solo in epoca moderna il boccale diviene vitreo, precedentemente erano preferite ceramiche o metalli. Il vetro è sempre stato usato invece per sorseggiare il vino. Sorseggiare non è un termine casuale, poiché le forme delle coppe antiche non rendevano certo facile scolare in fretta il bicchiere senza rovesciarselo addosso, per meglio comprendere la difficoltà di bere da certi recipienti pensate al “Bacco” di Caravaggio, o ai bicchieri de “Le nozze di Cana” del veronese: più che per bere paiono fatti per decantare. Il calice è invece studiato con accuratezza per due scopi: il primo è dare al vino la corretta area di contatto con l'aria, che corrisponde a circa la metà del bicchiere, laddove il diametro è massimo (in breve bisogna riempire il bicchiere solo fino a quel punto. Una volta riempito, il bicchiere va svuotato, a questo scopo la circonferenza ultima del bicchiere è studiata per indirizzare il vino direttamente sulla lingua per esaltarne il gusto. Esiste anche un bicchiere fatto per esaltare il bevitore e il vetraio, lo yard. Lo yard è un bicchiere giustamente lungo una iarda (91cm) in grado di contenere poco più di un litro di birra. L'abilità del vetraio è data dalla capacità di realizzare un bicchiere dalla forma così estrema, in pratica un cono di vetro di un metro, quella del bevitore è data (se ci riesce!) dallo scolare l'intero yard senza pause, anche perché, considerata la critica stabilità di uno strumento così lungo e pieno di liquido, smettere di bere comporta inevitabilmente o quasi il rovesciarsi la birra addosso.

Le abilità dei vetrai non si traducevano solo in yard, ma in sofisticati bicchieri e bottiglie in grado di stupire chiunque le vedesse per trasparenza, finezza e forme. I massimi esperti in ciò erano i vetrai di Murano, dove a fine del tredicesimo secolo furono trasferite le vetrerie, dopo che un incendio distrusse parte di Venezia. La tradizione vetraria veneziana trae le sue origini da quella romana, dove la città di Aquileia era all'avanguardia nel campo. Con le invasioni barbariche i vetrai abbandonarono le pianure venete per rifugiarsi nella laguna, facendo nascere la più serena delle repubbliche. I vetri di Murano furono quanto di meglio si potesse trovare sul mercato sino al 1400, quando in Boemia scoprirono che unendo alla miscela vitrea il piombo si sarebbe ottenuto un prodotto più trasparente e resistente: il cristallo di Boemia. Il vetro di Boemia è ancor oggi vanto della repubblica Ceca, tanto da apparire in una serie di francobolli emessi in questo paese negli anni '80, e, grazie alla sua resistenza ad alte temperature, trovò largo utilizzo nelle apparecchiature da laboratorio.

Sebbene il bicchiere sia sempre stato legato in maniera indissolubile al vetro, negli ultimi anni le nuove materie della rivoluzione industriale hanno provato a intaccare il primato, perlomeno in alcuni suoi utilizzi. Vi è mai capitato di ricevere un bicchiere di vetro al Mc Donald's? Improbabile, la società del consumo ha dato vita al bicchiere usa e getta, un concetto impensabile sino a un secolo fa. Il bicchiere usa e getta è il frutto di una vita più frenetica, ma in parte anche di una maggior pigrizia assecondata dal consumismo, perché usare bicchieri di plastica ad una festa di compleanno se non per poi poterli buttare tutti nell'immondizia a festa terminata? In questo modo un oggetto ha una vita più breve del suo processo produttivo o di smaltimento, i paradossi dell'era contemporanea.


giovedì 10 gennaio 2013

I vitrei peccati

IRA
Per gli amanti di Scrubs, e per gli amanti di Mtv, il bicchiere è ira, non perché appaia in Scrubs, ma perché una squallida pubblicità di un triste servizio in abbonamento per cellulari che asserisce di poter dare l'affinità di coppia, mandando "Amore nome di lei nome di lui" al numero a pagamento. Ebbene, l'affinità è poca, e la ragazza del video, irosa, prende il bicchiere e lo rovescia sul malcapitato ragazzo. L'amore ai
tempi del telefonini.









LUSSURIA
Volendo l'Ira del bicchiere è anche quella de "Un bicchiere di rabbia", dove il bicchiere di rabbia porta peraltro alla lussuria, poiché i due protagonisti, quando lui si arrabbia, si sfogano a letto.
Ma per la lussuria passiamo ad altri bicchieri, quelli di vino, che sin dai tempi dei baccanali possono condurre all'abbandono alla lussuria, come auspica il giovanotto qui sotto





Calice di Murano, XIV Secolo, conservato
presso Palazzo Madama


INVIDIA
Per un bicchiere d'Invidia, andiamo sul bicchiere che abbandona la funzione per il lusso puro: perché fare bicchieri non funzionali, praticamente non utilizzabili, se non per aver qualcosa di bello da mostrare, per avere un oggetto che faccia invidia?
Vi proponiamo questo scomodissimo calice di murano, che potrete osservare nella collezione di arti decorative di Palazzo Madama




ACCIDIA
L'Accidia è una brutta bestia, soprattutto soprattutto quando si è sotto le feste, parlando di bicchieri. Il perché è semplice: quanti bicchieri di carta e di plastica vengono usati nei grandi pranzi, o nei compleanni, o nei pic-nic, per il semplice motivo che lavarli tutti ed eventualmente portarli a casa è troppo faticoso. Tutto finisce nel cestino dopo un solo utilizzo, che spreco!






AVARIZIA

Non è avarizia vera e propria, è solo un'illusione! È il "sogno del bicchiere avaro", un gioco di prestigio dove un bicchiere magicamente sputa fuori tante monetine per poi farle sparire nel nulla, 




C'è  invece chi ha fatti non peccato con bicchieri, ma bicchieri dei peccati bicchieri, come il designer Kacper Hamilton, la cui collezione vi proponiamo a questo indirizzo

L'odore del bicchiere

Il bicchiere è di vetro per un motivo semplice: non assorbe odori! Altri materiali, quali legno, terracotta, metalli, sarebbero indubbiamente di più facile lavorazione e di minor fragilità, ma nessuno respinge gli odori come il bicchiere.
Il bicchiere ha dunque solo e rigorosamente l'odore del suo contenuto, anche se talvolta un lavaggio non troppo accurato può lasciare un retrogusto di acqua stagnante.

Il bicchiere fra progresso e regresso tecnologico.

Visitando musei e mostre e leggendo libri sulla storia locale, il bicchiere, in antichità, sembra essere termometro del livello di evoluzione tecnologica dei popoli, la mia breve indagine è incentrata sul territorio pinerolese e torinese.

Tutto parte da una visita al museo Archeologico di Torino, dove il bicchiere fa la sua comparsa come raffinato prodotto della manifattura ceramica cisalpina. La contaminazione culturale fa di questo bicchiere un bicchiere tutto men che romano: il "know how" è preromano, legato alla produzione celtica, mentre la decorazione proviene dalle tradizioni elleniche. La contaminazione culturale greca nella pianura padana si riflette anche nei bicchieri.

Bicchiere, ultimo quarto del I secolo a.C, Torino, museo Archeologico
Per il prossimo reperto passiamo nella dimensione agricola della Doma Rossa. La Doma Rossa è una località di Riva di Pinerolo, dove, durante gli scavi per la realizzazione della Pinerolo-Torino, fu scoperta una necropoli romana di circa 20 sepolture.
I reperti venuti alla luce sono esposti presso la casa del Senato pinerolese e curioso è scoprire la presenza, in un dei corredi, di un bicchiere di vetro.
Certo, è in frammenti, ma è la sua presenza ad essere importate: il bicchiere di vetro era divenuto oggetto comune, abbastanza prezioso da far parte di un corredo funebre ma non abbastanza da essere una privazione insostenibile per la famiglia del defunto. Il progresso tecnologico si manifesta in questo bicchiere.

Bicchiere, parte di corredo funebre, ritrovato presso Riva di Pinerolo, I sec. d.C.

Cade l'Impero ed è oblio, il Piemonte passa secoli di buio medioevo, di invasioni prima barbare, poi saracene e bruschi cambi di influenza. Pinarolium, l'attuale Pinerolo, nasce attorno al X secolo d.C, nei pressi dell'abbazia di  Santa Maria Assunta ora scomparsa, ma che ha dato il nome alla frazione Abbadia Alpina. Va detto che il medioevo colpisce ovunque e un velo oscuro cala su tutta l'Europa, la tecnologia Romana è dimenticata. Nel Pinerolese, come nell'Inghilterra di Bryson, si dimentica il mattone e le sue tecniche di cottura, le case tornano dunque ad essere in legno, terra e paglia, per la precisione la tecnica utilizzata per gli edifici pinerolesi è la "longobarda", come afferma Mauro Maria Perrot in "Storia di Pinerolo". La Pinerolo in paglia e terra oramai è sparita, soppiantata dagli edifici trecenteschi nei quali il mattone fa il suo fiero ritorno, un pregevole esempio di edificio in mattoni è la stessa Casa del senato, ospitante i reperti della Doma Rossa.

Casa del Senato, Pinerolo


Più o meno negli stessi anni ritorna anche la manifattura del vetro, la più celebre del mondo forse: quella di Murano, sorta nel 1295, a seguito del trasferimento sull'isola delle pericolose vetrerie veneziane.
Sebbene le vetrerie fossero già presenti a Venezia, è interessante recarsi presso le collezioni di Palazzo Madama per comprendere quanto sia importante la manifattura di Murano: i curatissimi bicchieri custoditi all'ultimo piano, come quello citato nel post dei peccati capitali, sono datati a partire dal 1300.

mercoledì 9 gennaio 2013

Musica e bicchieri

Per quanto non immediato, il legame fra suono e bicchiere, rigorosamente di cristallo, c'è ed è forte.
Musicisti e bicchieri hanno in genere un rapporto di amore o di odio, c'è per esempio chi li usa per fare musiche raffinate...


C'è invece chi prova a rompere il bicchiere con la semplice forza del suono, come provano a fare Adam e Jamie in una puntata dell'interessantissima seria "Miti da sfatare". Per scoprire da chi nacque la leggenda del canto, andate all'abecedario.


L'immensità del bicchiere

Il bicchiere non sempre è un semplice intermediario fra l'alcool e il fegato, come suggerirebbero l'immagine di sfondo, ma può far sorgere questioni più complesse, o suggerire interessanti metafore...

Chi non è mai stato posto, per gioco o per questioni più serie, davanti ad un bicchiere pieno per metà e vuoto per l'altra metà. Certo, di fatto dove non c'è acqua c'è aria, ed è decisamente più essenziale per noi la seconda, ma, restando in tema di bicchieri, un filosofo come Schopenhauer, che pur essendo nato a Danzica si avvicinò sempre più alla Boemia, celebre per i suoi bicchieri di cristallo, non poteva che vedere i prodotti della regione vicina come mezzi vuoti.
Chi lo vede pieno e in straordinario equilibrio su un ombrello è Magritte, che dedica l'opera all'avversario storico di Schopenhauer, intitolando un suo dipinto "Le vacanze di Hegel".

"Le Vacanze di Hegel", René Magritte, 1958, Galerie Isy Brachot, Parigi 

Ragionare su un bicchiere, cercando di determinare se sia mezzo pieno o mezzo vuoto, è un po' perdersi in un bicchiere d'acqua.